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Rumore bianco via da Spotify?

 

Anche chi finora ignorava cosa fosse il rumore bianco, ormai saprà di cosa si tratta, poiché in queste ultime ore è sulla bocca di tutti.

Su Spotify è una delle voci più cliccate e, una volta avviata la ricerca, appaiono una serie infinita di podcast di rumori provenienti dalla natura, utilizzati per rilassarsi o addirittura per dormire. In effetti, sentire il suono delle onde del mare, o della pioggia che cade, per fare qualche esempio, regala molta serenità e concilia la concentrazione o il sonno, a seconda dei casi.

Rumore bianco nemico di Spotify?

Tutto molto bello dunque? Non proprio, perché, a quanto pare, questi podcast fanno perdere a Spotify circa 38 milioni di dollari all’anno.

Un rapporto di Bloomberg testimonia che la piattaforma, pur consigliando attraverso il suo algoritmo questo tipo di ascolto, per aumentare il suo profitto lordo dovrebbe scoraggiare i podcast che contengono solo rumore bianco.rumore
A guadagnarci sono, paradossalmente, gli utenti che creano queste playlist.
Ecco un esempio lampante: scegliendo un piano di ricavi solo con pubblicità, e non con una sottoscrizione diretta, si possono guadagnare 12,25 dollari ogni 1000 ascoltatori.

Secondo Bloomberg la media degli ascolti giornalieri sui podcast di rumore bianco più seguiti è intorno ai 50.000, ovvero 612,50 dollari al giorno e 18.375 al mese.

Come ha deciso di muoversi Spotify per risolvere il problema? Inizialmente aveva pensato di eliminare o isolare sulla piattaforma i podcast di rumore bianco, per poi però cambiare idea. Alcuni utenti hanno visto però sparire dai propri account le playlist composte esclusivamente da rumore bianco, a volte temporaneamente, altre invece in modo permanente.

Anche prima di questa rivelazione da parte di Bloomberg il rumore bianco non era amato da tutti: il CEO di Universal Music Group, Lucian Grainge, e il CEO di Warner Music, Robert Kyncl, infatti, hanno criticato i brani che, producendo solo rumori, anche se graditi, vengono pagati con lo stesso pool di royalty delle star che producono con le loro etichette.

Vedremo ora come Spotify deciderà di affrontare questo problema.