Le opportunità video su YouTube
YouTube al top nella diffusione del giornalismo via video podcast
Arrivano dagli Stati Uniti alcune ricerche condotte sui fruitori di podcast secondo le quali gli americani preferirebbero quelli con video a quelli solo audio.
Non sappiamo, al momento, se la tendenza stia diventando diffusa anche in Italia, ma sembrerebbe riguardare soprattutto i neofiti, i quali, non abituati al solo ascolto, sarebbero maggiormente attirati da video ed immagini.
Le caratteristiche di chi si avvicina ai video podcast
La maggior parte di loro, dunque, si connettono a YouTube, spinti dalla curiosità di vedere i volti di chi parla. Chi sceglie questa modalità ha generalmente un’età compresa tra i 18 e i 35 anni e preferisce guardare attivamente i video invece di scegliere un ascolto audio e dedicarsi ad altro nel frattempo. Quest’ultima rimane un’abitudine solo di alcuni.
YouTube, come sappiamo, non ha una grande esperienza di podcast, poiché sta cominciando ora a proporli in maniera più continuativa e professionale, pertanto, chi vi si collega non punta in primo luogo sulla qualità. Si tratta, infatti, di video che mostrano soprattutto host e caselle simili a Zoom, oppure immagini statiche o animazione di onde sonore.
Elena Hernandez, portavoce di YouTube, ha confermato che l’obiettivo della piattaforma è specializzarsi nel settore podcast e contribuire allo sviluppo di un tipo di giornalismo che può essere definito quello del futuro, nonostante lo scetticismo degli altri addetti ai lavori.
Grandi piattaforme che si appoggiano a canali YouTube: l’esempio di ESPN
Che le cose si stiano già muovendo in questa direzione lo dimostra ESPN, canale che si occupa degli sport più popolari negli Stati Uniti: se, infatti, un anno fa pubblicava solo due podcast su YouTube, attualmente sono ben 28, con l’aggiunta di quattro spettacoli.
Ciò è accaduto a seguito del lancio di YouTube Shorts, video inferiori a 60 secondi pensati per far concorrenza a TikTok. In questa operazione è subentrato ESPN, con la realizzazione di video con momenti salienti, in gran parte divertenti, legati al mondo dello sport.
Dopo un clamoroso aumento di traffico legato a questo esperimento, ESPN ha deciso di passare a video più lunghi, e anche questa volta il tasso di fidelizzazione ha avuto un impatto notevole, con ascolti e flussi superiori alle aspettative.
Mike Foss, vice presidente della produzione digitale ESPN, ha notato che questi numeri nascondevano potenzialità che valeva la pena esplorare, perciò la collaborazione con YouTube è continuata.
Invece di creare canali YouTube separati per ogni podcast, ESPN li ha raggruppati principalmente in argomenti, a cui gli utenti possono iscriversi. I numeri hanno continuato a crescere, a dimostrazione che questo connubio con YouTube funziona.
Il connubio tra Slate e YouTube
Ma non è stato solo ESPN a beneficiarne, poiché, ad esempio, anche Slate, magazine online attivo soprattutto nell’attualità, ha raccolto ben 190 milioni di download attraverso una suite di podcast tra cui Political Gabfest, Slow Burn e Amicus nel 2022.
La rete di notizie digitali ha nei podcast una delle sue risorse principali, poiché circa la metà delle sue entrate arriva proprio dai contenuti audio e da abbonamenti che includono podcast bonus.
La collaborazione con YouTube è stata annunciata solo il mese scorso, con l’intenzione di portare i sui spettacoli sulla piattaforma social. A convincere Slate sono stati i numeri, soprattutto i 2,6 miliardi di utenti attivi al mese, poiché, ad oggi, la reperibilità e la possibilità di far arrivare ad un pubblico vasto i propri contenuti rimane vitale.
A confermarlo è stato Charlie Kammerer, presidente e chief revenue officer di Slate, il quale riconosce l’opportunità di poter raggiungere una porzione di pubblico nuova, e di offrire un tipo di informazione che ancora su YouTube non c’era.
Questa collaborazione, dunque, potrebbe portare vantaggi non solo a Slate, in termini di numeri, ma anche a YouTube, relativamente all’erogazione di giornalismo di nicchia ma anche di qualità.
Slate ha in mente di sfruttare Shorts per creare contenuti in backstage per promuovere il canale, oltre che creare video sul proprio sito.
L’arrivo di NPR su YouTube
YouTube ha attirato anche NPR, organizzazione indipendente no-profit che comprende oltre 900 stazioni radio statunitensi. Attualmente carica 65 episodi da 25 podcast attivi a settimana su un canale YouTube dedicato che vanta 34.500 abbonati, oltre a canali aggiuntivi per Planet Money, Fresh Air, NPR Daily News, NPR Entertainment e Alt.Latino.
Anche in questo caso, si tratta di un ingresso relativamente nuovo, ma da subito molto prolifico, come ha avuto modo di confermare Keith Jenkins, vicepresidente di NPR per le immagini e la strategia musicale.
Esattamente come ESPN, anche NPR si è lasciato convincere dai numeri considerevoli della piattaforma e dalle possibili entrate, ma anche dall’opportunità di raggiungere nuovi segmenti di pubblico, senza però contaminare i già fedeli ascoltatori di podcast audio.
Infatti, un conto è aggiungere ascoltatori e spettatori, e un altro è riciclarli da quelli già esistenti. Per questo, l’operazione è stata ben ponderata dai vertici NPR.
In particolare, l’obiettivo è stato quello di lavorare sulla produzione di contenuti che andassero bene per YouTube Short e per TikTok, che infatti ora stanno funzionando, soprattutto con le notizie sull’Ucraina e i video brevi di NPR Music.
Si tratta ancora di esperimenti, per capire come può reagire il pubblico e cosa può preferire. Il mondo del giornalismo, infatti, sta subendo una forte evoluzione, come avevamo anticipato in un nostro precedente articolo, perciò ci si muove per tentativi. Senza mai dimenticare la qualità.