Generazione Z: la sua identità scorre via audio
La generazione Z non sta a guardare, ma vuole dire la sua e lo fa utilizzando i contenuti audio, di gran lunga il canale social più apprezzato del momento.
Dopo aver delineato la Generazione Z ed il ruolo che ha all’interno della realtà digitale dei podcaster, oggi andiamo a scoprire il ruolo ricoperto dalla musica e dai podcast per i più giovani. Nel report di Spotify Culture Next 2022 si scopre che la Gen Z si sta rivelando più complessa di quanto si potesse pensare e, di conseguenza, difficile da catalogare.
A stupire è la giovane età di questa generazione, che suo malgrado si è trovata ad attraversare adolescenza e prima giovinezza in un periodo storico complicato, che ovviamente si riflette sulle loro scelte e sui loro comportamenti.
Se, dunque, per le generazioni precedenti, essere diversi poteva derivare da un desiderio di ribellione tipico degli anni della formazione, ora ciò avviene per proteggersi da uno scenario che, a tratti, lascia poche speranze e poca serenità.
Generazione sotto stress
Differenziarsi, quindi, è una reazione non solo ad un percorso già saturo e sovraffollato dove è difficile spiccare, ma anche una via di fuga.
In questo senso, gli audio sembrano essere il giusto supporto per esprimersi, come gli stessi Gen Z ammettono: ben il 71% di loro, infatti, conferma questo mood, poiché i contenuti audio permettono di venire in contatto con culture che altrimenti non conoscerebbero.
Ma i motivi vanno ancora più in profondità, perché l’80% degli interessati ha dichiarato che gli audio contribuiscono ad esplorare i diversi lati della loro personalità, addirittura scoprendo attitudini e atteggiamenti prima sconosciuti, o solamente nascosti.
E, quando salgono a galla, vengono anche sfoggiati con orgoglio.
Questioni di Point Of View
Ciò è ben evidente nell’utilizzo che i Gen Z fanno dei social, dove non nascondono più i loro difetti e punti deboli, ma ne parlano tranquillamente condividendo le esperienze. Il motivo di questo mood deriva anche dal desiderio di catturare l’attenzione e rivendicare la propria personalità nella sua interezza.
Le loro playlist, per fare un esempio, hanno nel 79% dei casi l’acronimo POV (Point Of View) nel titolo, come a rivendicare un pensiero unico, ma anche per definire il proprio essere nella sua totalità e dimostrare di averne il pieno controllo.
Questo è possibile perché i podcast vengono considerati un porto sicuro da cui attingere per poter affrontare la vita senza timore, apprendendo cose che si ignoravano ma che si rivelano utili per capire e crescere, ma anche come catarsi.
I podcast come isola felice
Nessun’altra generazione è così abituata ad avere a che fare con i social e ad essere sempre connessa, ma ciò, se da una parte si riassume con il progresso, dall’altra può causare insicurezze. Nel frattempo anche la pandemia ha fatto il suo, caricando gli appartenenti alla fascia di età 18-24 di ulteriori fardelli e contribuendo ad isolarli nel momento in cui sentivano il bisogno di rimanere in gruppo. Sicuramente è la generazione che ne ha risentito di più, anche rispetto ai loro predecessori millennials.
I numeri parlano chiaro, nell’ultimo anno l’ascolto di podcast tra i Gen Z americani è aumentato del 62% su Spotify. Inoltre più di un terzo di loro ascolta podcast con cadenza settimanale (41% contro il 22% degli appartenenti alla fascia di età 15-17 anni).
Tra i podcast più ascoltati, hanno subito un aumento quelli con argomento salute mentale, in una percentuale del 54%. Il motivo è molto semplice: la generazione Z ha bisogno di affrontare ed alleviare il proprio stress, che, come avevamo già anticipato, rappresenta un carico più forte rispetto ai coetanei delle generazioni precedenti.
I podcast, in questo senso, offrono ai loro giovani ascoltatori uno spazio sicuro in cui analizzare i propri sentimenti e le proprie emozioni, senza paura di sembrare vulnerabili, cosa che, invece, fino ad ora era parsa impossibile e complicata. Questo perché i podcast vengono considerati un’isola felice dove non c’è spazio per i giudizi.
A conferma di ciò, ben il 55% degli americani appartenenti alla fascia di età 18-24 ammette di rivolgersi ai podcast per ricevere risposte ad argomenti spinosi o troppo personali, prima di parlarne con un familiare. Ma gli audio non si sostituiscono alle relazioni personali, che rimangono comunque molto importanti, se non essenziali. Piuttosto, rappresentano un valido supplemento alla loro esperienza.
Playlist che rivendicano la personalità dei Gen Z
Trattandosi di una generazione giovane, ovviamente i media costituiscono ancora un’opportunità di svago, e infatti creare playlist rimane una delle attività principali quando si utilizza questo tipo di media. Si tratta, anche in questo caso, di scelte molto accurate, che devono necessariamente rispecchiare i propri gusti e la propria personalità.
La tendenza di mostrarsi in modo genuino e sincero ha creato a sua volta un nuovo trend: interagire con i brand attraverso annunci personalizzabili. La Gen Z ama essere coinvolta in ciò che le piace e che sceglie, e poter dare un’opinione personalizzando la propria esperienza sta diventando un mood sempre più diffuso in America, ma sta prendendo piede anche in Europa.
Insomma, c’è tanto fermento nel mondo dei podcast, e sicuramente arriveranno presto altre sorprese!