Dalla scrittura al podcast: intervista ad Alex Manfriani, vincitore del contest Cieli Verdi

 
Prima il corso di scrittura per voce, poi un contest per scrittori appassionati di fantascienza e infine un podcast prodotto e disponibile da oggi sulle principali piattaforme di podcasting. Questo il percorso di Alex Manfriani (pseudonimo di  Alessandro Sisti), classe 1987, da sempre innamorato della scienza e delle storie e vincitore del contest Cieli Verdi indetto da Podcastory lo scorso anno. Scrittore e copywriter freelance in campo aziendale, editor per la realtà di formazione Rotte Narrative, dal 2023 Alex Manfriani è autore audio per Podcastory.

Come hai iniziato ad appassionarti alla scrittura?

Potrei dirti fin da bambino, da quando i miei genitori mi regalarono una macchina da scrivere giocattolo della Peg Perego, che usavo per scrivere cose terribili su dei fogli presi dai block notes dell’azienda dove lavorava mio papà. È sempre stato un sogno, alimentato fin dall’infanzia tra fumetti, libri e film, interrotto negli anni di studio dall’inizio delle superiori fino al termine della laurea specialistica, e poi (fortunatamente) ripreso.

alla fantascienza come ti sei appassionato? C’è un’opera in particolare che ti ha fatto amare questo genere?

Sono un appassionato dei generi del fantastico, ossia del fantasy, della fantascienza e dell’horror, anche se a quest’ultimo un po’ meno. Alla passione per la fantascienza ha sicuramente contribuito il film Sfera di Michael Crichton, ma anche la lettura di Jurassic Park, che ho apprezzato a tal punto da essere condizionato nella scelta del mio percorso di studi in biotecnologia; insomma, se avessi potuto clonare i dinosauri lo avrei fatto! Ho recuperato poi altre opere di fantascienza anche dal mondo dei fumetti italiani, per citarne uno Nathan Never, e poi non posso non citare Alita, a mio avviso il miglior manga di fantascienza che sia stato prodotto.

Era la prima volta che partecipavi a un contest letterario?

Avevo partecipato ad altri contest e concorsi letterari con racconti brevi, ma non erano necessariamente di genere come nel caso del contest indetto da Podcastory.

prima volta che concorrevi per produrre un podcast?

Si, la prima volta. Io vengo da Rotte Narrative, una realtà di formazione per aspiranti scrittori, ma per quanto ascoltassi già podcast, non mi era mai venuto in mente di scrivere per l’audio. Dalla realtà di Rotte Narrative è nata l’opportunità di partecipare a un corso per scrivere per la voce, presentato come opportunità per produrre realmente un podcast e da lì mi sono lanciato.

A cosa ti sei ispirato per il tuo racconto DA CUI è STATO PRODOTTO IL PODCAST “CIò CHE è ANDATO PERDUTO”?

Il concetto che volevo che passasse era il voler mettere in guardia rispetto alle nuove tecnologie. Sono pro tecnologia, ma bisogna essere anche capaci di farne a meno, per questo motivo ho inscenato un futuro post apocalittico in cui il crollo della rete internet e dei server priva l’umanità di due terzi di tutte le conoscenze che aveva. Di conseguenza, immaginando un futuro prossimo che subisce una perdita così considerevole derivante da un conflitto mondiale, ho raccontato di una missione archeologica in una Firenze annichilita e completamente distrutta a causa delle radiazioni, una spedizione finalizzata a ricercare del materiale culturale del mondo precedente; nel mio racconto vengono rinvenuti dischi, cd, fumetti e libri, e anche una buona parte di quanto depositato nella Biblioteca Nazionale di Firenze.

Hai avuto difficoltà a scrivere un testo da convertire in audio?

Direi di no, forse la difficoltà principale è stata rientrare nei limiti del contest che era di 4500 battute perché avrei voluto arricchire questa scena apocalittica e invece ho dovuto giocare con l’essenziale. Oltretutto, tra tutte le modalità di scrittura che sono state illustrate nel corso di Rotte Narrative, mi sono buttato volontariamente su quella più complicata, ossia la versione di podcast con solo voci e suoni, una storia raccontata direttamente dai protagonisti, una scelta che a mio parere poteva garantire una maggiore immersione nel racconto da parte dell’ascoltatore.

Quali sono i tratti distintivi della scrittura per il genere sci-fi?

La fantascienza ha il grande onere di mostrare il mondo come potrebbe essere, di investigare qualcosa che ha a che vedere con l’umanità e illustra le scelte e le conseguenze delle scelte degli esseri umani, il cosiddetto “What if?”. Ora la fantascienza è molto evoluta, ma pensando all’inizio, da Mary Shelley a Jules Verne, alcune profezie si sono realizzate e parte della storia si è effettivamente realizzata. Ecco, la fantascienza può avere quel ruolo di guida che può prepararci al futuro, basti pensare all’approccio di Asimov all’intelligenza artificiale.

Gialli e crime story appassionano molto gli ascoltatori di podcast. Credi che podcast e fantascienza possano essere un binomio vincente?

Sì, se raccontati bene. Diciamo che tendenzialmente non è questione di genere o non genere, ma di ciò che interessa veramente. Gialli e crime story piacciono molto, soprattutto se si basano su fatti realmente avvenuti, anche se, pensandoci bene, la realtà appartiene solo a chi la vive perché nel momento che la si racconta  è già una realtà diversa. Ecco perché la fantascienza non dovrebbe essere mai screditata e comunque rimarrà sempre un genere vincente per quella fascia di pubblico che la desidera e che riesce ad allontanarsi de quel limite culturale che vuole solo “storie vere”.