Audio on demand in sorpasso sulla radio
La radio è in crisi? Forse no, come avevamo avuto modo di notare in un nostro precedente articolo, ma un recente studio di Edison Research ha confermato che negli Stati Uniti il consumo di audio on demand sta superando quello lineare. In affanno è principalmente la radio che trasmette solo musica, mentre quella anche parlata, che offre news e intrattenimento sta dimostrando di tenere bene il passo.
La situazione della radio oggi
Cosa sta cambiando nella radio? Se fino a poco tempo fa era il primo vero scout per le novità musicali, ora questa offerta arriva direttamente dalle piattaforme più note, con YouTube e Spotify in testa. Il problema, però, potrebbe nascere da un certo snobismo da parte degli editori radiofonici, che potrebbero commettere lo stesso errore fatto in precedenza dai loro colleghi televisivi. Solo per fare un esempio, l’avvento di Netflix fu sottovalutato e sappiamo bene come è andata a finire: non è più la tv ad avere le anteprime di film e serie tv.
Cosa è emerso dalla ricerca Edison
Nell’ambito dello studio di Edison Research sono state monitorate tutte le forme di audio lineare, non solo quella via etere ma anche quelle satellitare e streaming; successivamente sono state confrontate con la totale offerta di contenuti audio on-demand attraverso il database di Share of Ear. Ed è qui che è emerso che nell’ultimo trimestre il consumo on-demand ha superato quello lineare.
A partire dal secondo trimestre del 2023, il 50,3% di tutto il tempo audio giornaliero consumato da coloro che hanno più di 13 anni negli Stati Uniti avviene su piattaforme on-demand, mentre il 49,7% preferisce ancora le piattaforme lineari.
Si tratta di uno scarto esiguo? Forse sì, ma se pensiamo che a fine 2015 il margine tra ascolto lineare e ascolto on-demand era del 38%, si può capire che la progressione è stata notevole.
in questo cambio di rotta il Podcast e’ protagonista
In questa situazione il podcast, come attesta la stessa Edison Research, ha saputo attirare centinaia di milioni di ascoltatori in tutto il mondo, abituandoli a scegliere il contenuto audio giusto al momento giusto. E rapidamente questa abitudine si è ampliata alla musica: perché aspettare alla radio i propri brani preferiti quando si può creare una playlist su misura e per ogni esigenza? Presa questa abitudine, tornare all’ascolto passivo proposto dalla radio risulta difficile, a meno che non si cerchi musica intervallata da intrattenimento.
Nonostante questa sia la realtà attuale, la radio lineare non è destinata a sparire, sia perché l’on-demand non crescerà per sempre, sia perché permane comunque una fruizione di questo tipo di radio, anche da parte di chi predilige podcast e playlist personali.
Continuando ad analizzare i dati emersi da Edison, si nota un aumento dell’età degli ascoltatori lineari, che si aggira sui 45-50 anni, con una media di 48, e tra loro si nota una preferenza per le radio parlate rispetto a quelle solo musicali. L’aumento dell’età degli ascoltatori può aver portato le grandi piattaforme ad appropriarsi della selezione e del lancio di nuovi brani ed artisti, generalmente seguiti da un pubblico più giovane che ama essere informato e stare al passo.
Eppure in radio la tendenza è anche quella di ricercare certe hit del passato, forse dimenticate ma in grado di risvegliare ricordi indelebili negli ascoltatori più maturi. E effettivamente questo tipo di programmazione sembra piacere molto. Si potrebbe parlare quasi di scout della musica del passato, per quella tendenza di andare a scovare canzoni inspiegabilmente finite nel dimenticatoio, ma sempre piacevoli da ascoltare.
Questa potrebbe essere attualmente la forza delle radio, poiché solo un selezionatore esperto e appassionato è in grado di compiere una ricerca approfondita e di conseguenza trovare chicche dimenticate. E in questo caso, le piattaforme streaming non possono gareggiare.