Andrea Giuliacci: “I podcast trasmettono conoscenza, ma anche emozioni”

Intervista ad Andrea Giuliacci, voce narrante del podcast Impronte realizzato con E.ON e Podcastory

 

Impronte è il podcast realizzato da E.ON e Podcastory che racconta l’impatto dell’uomo sul Pianeta. Voce narrante di questo viaggio che porta alla luce le principali problematiche legate ai cambiamenti climatici è il noto climatologo e meteorologo Andrea Giuliacci che per “Impronte” ha da poco ricevuto il riconoscimento dal Codacons con la menzione speciale “Amico del consumatore”, per l’efficacia con cui soni state comunicate certe tematiche ambientali.

Andrea, se il cambiamento climatico ha avuto inizio con l’era dell’industrializzazione, da quando si è iniziato veramente a parlarne? E quando hanno iniziato ad essere studiate delle possibili soluzioni?

Si è cominciato a parlare veramente del cambiamento climatico, inizialmente inteso come riscaldamento planetario o global warming, a livello di media e di opinione pubblica, verso la fine degli anni ’80. Il punto di svolta è stata un’audizione di uno scienziato e climatologo della NASA, al Congresso degli Stati Uniti, che parlò apertamente di surriscaldamento del pianeta, e quindi di aumento delle temperature medie planetarie che rischiavano di cambiare il clima di tutto il mondo. Questa notizia venne ripresa dai maggiori quotidiani degli Stati Uniti e diventò all’improvviso una notizia di dominio pubblico. Questa è stata la svolta soprattutto dal punto di vista della comunicazione del cambiamento climatico.

Col passare degli anni, il tema è diventato via via sempre più importante, anche perché il cambiamento climatico ha cominciato a farsi sentire, soprattutto negli ultimi decenni, quando le temperature medie hanno cominciato a salire molto rapidamente. Ecco che l’effetto del surriscaldamento del pianeta è diventato più evidente e così abbiamo iniziato a studiare delle soluzioni al problema, partendo dal presupposto che il maggior responsabile sia l’uomo e di questo ne siamo virtualmente certi. Perché “virtualmente”? Perché ne siamo certi al 99 per cento. La scienza, infatti, ha le sue regole rigorose che prevedono, per esempio, che una certa ipotesi venga dimostrata e si possa ripetere l’esperimento “n” volte a ottenere sempre lo stesso risultato modificando un po’ le condizioni.

Ma come posso ripetere l’esperimento “cambiamento climatico”? Non è possibile. Tuttavia, tutte le prove e tutti gli indizi, vanno in quella direzione. E quindi ecco che possiamo dire che siamo virtualmente certi che la maggior parte del cambiamento climatico sia dovuto all’azione dell’uomo, in particolare dopo il 1950. Prima di questa data gran parte di quello che è accaduto si può imputare a fattori naturali, dopo non più. Se non si considera l’uomo come causa, non si spiegano i fatti, pertanto negli anni è maturata la consapevolezza che sia necessario limitare le emissioni di gas serra e cambiare i nostri comportamenti, non solo per quello che riguarda l’energia, cioè limitare le emissioni di gas serra, ma anche per quanto concerne una maggior tutela dell’ambiente: perché un ambiente in salute aiuta a contrastare il cambiamento climatico, e soprattutto, resiste meglio ai cambiamenti climatici.

Sembra che il ritmo di innalzamento delle temperature sia di 0,2°C ogni 10 anni. quali sono le conseguenze di tale aumento nella nostra vita quotidiana?

Aumentare le temperature medie significa appunto rendere più probabili le ondate di caldo di questi giorni. Dal 1880 raccogliamo le temperature medie a livello globale avendo un numero sufficiente di stazioni per descrivere il clima dell’intero pianeta. Le temperature medie sono aumentate in effetti di circa 1,1°C: può sembrare poco, come possono sembrare poco quei due decimi di grado, ma in realtà è tantissimo, perché si parla di temperatura media annuale.

La temperatura media di un anno è data dalla media della minima e della massima, di ciascuno giorno dell’anno, facendo la media su 365 giorni; allora si scopre che due decimi di grado fanno ad esempio la differenza tra un annata in cui in agosto tutti i pomeriggi si raggiungono i 30 gradi e un’annata in cui tutti i pomeriggi si raggiungono i 35°C. Ebbene, facendo il calcolo come temperatura media annuale, la differenza tra i due anni è appena di due decimi di grado perché questa differenza va spalmata su tutti i 365 giorni dell’anno. Allora è chiaro che in realtà due decimi di grado non sono poco e aumentano di molto la probabilità di avere uno agosto bollente al posto di un agosto normale.

Ma il problema vero è che poi questo aumento delle temperature medie planetarie non ha conseguenze solo sulle temperature percepite, ma evidenziano che nell’atmosfera c’è un surplus di calore e il calore è il carburante che alimenta tutti i fenomeni atmosferici. Se fornisco carburante ai fenomeni atmosferici, questi si presentano in modo molto più intenso, così i temporali tendono a diventare più violenti e a trasformarsi in nubifragi, grandinate, trombe d’aria. Le perturbazioni rispetto al passato hanno più energia e quando arrivano portano piogge intense e abbondanti, ma anche le aree di alta pressione, che sono quelle strutture meteorologiche che tengono lontane le perturbazioni hanno più energia; così tenendo lontano le perturbazioni, provocano lunghi periodi di siccità. Ecco perché si dice che il riscaldamento del pianeta sta estremizzando il clima.

Per Rizzoli è uscito il tuo libro “Nella peggiore delle ipotesi”. un libro predittivo: lascia speranze?

Assolutamente sì, anche perché è un libro che parte dal cambiamento climatico, descrive in parole semplici cosa sta accadendo al clima, ma si concentra molto sulle conseguenze sul pianeta, inteso non solo in termini di ambiente, ma su come il cambiamento climatico modificherà, ad esempio, le nostre città, l’economia, la società, fino ai nostri comportamenti. Nel sottotitolo, però, si legge: “Se non faremo nulla per evitarlo”, perché nel libro si descrive anche cosa possiamo fare per evitare che accada il peggio.

La scienza ci fornisce gli strumenti per affrontare il cambiamento climatico, e sono convinto che lo faremo, anche in maniera piuttosto efficace, perché diversamente il cambiamento climatico rischia di cambiare veramente anche tanti aspetti che neppure ci immaginiamo. Nel libro, per esempio, cito una ricerca recente che dimostra come l’aumento delle temperature faccia crescere anche i messaggi d’odio sui social: è una ricerca curiosa condotta negli Stati Uniti che ha analizzato 4mila miliardi di messaggi postati su Twitter tra i 2014 e il 2020 dagli abitanti delle 773 principali città americane. I ricercatori hanno scoperto che quando le temperature aumentano, aumentano i messaggi di odio e che quando comincia a fare veramente caldo, il numero dei messaggi di odio può aumentare anche del 22%.

Quando fa più caldo si diventa anche più aggressivi, e c’è una spiegazione biologica: per regolare la temperatura corporea e mantenerla entro determinati valori il nostro organismo produce alcune sostanze tra cui degli ormoni (testosterone e adrenalina), che ci aiutano a regolare la temperatura corporea, ma ci rendono anche più aggressivi.

Stiamo facendo qualcosa di concreto per ridurre cause ed effetti del cambiamento climatico? E quando vedremo gli effetti positivi di ciò che stiamo già facendo?

Qualcosa stiamo già facendo, soprattutto in Europa. Non stiamo raggiungendo gli obiettivi che la scienza ci dice sarebbe necessario raggiungere per limitare il riscaldamento entro il famoso limite del grado e mezzo, anche perché quello è un obiettivo veramente ambizioso. A livello europeo stiamo facendo tanto, ci stiamo muovendo e stiamo mettendo in campo delle politiche di mitigazione importanti, ma non è facile perché dovremmo cambiare in maniera importante le nostre abitudini, ma soprattutto un intero sistema economico. I problemi da affrontare sono tanti dall’inflazione alla sanità, non c’è solo quello del cambiamento climatico. Sono però convinto che man mano che andremo avanti, si farà sempre di più, forse non raggiungeremo gli obiettivi ideali, ma probabilmente lo scenario più credibile sarà quello che sta nel mezzo: faremo tanto, non quanto sarebbe necessario per ottenere determinati risultati, ma qualche risultato lo vedremo.

Rallenteremo il cambiamento climatico e magari nel prossimo secolo le temperature cominceranno a vedere un’inversione di tendenza e torneranno a scendere. Per farlo abbiamo bisogno di determinate politiche e di seguire determinati comportamenti come evitare gli sprechi di energia e scegliere energia pulita che non inquina l’atmosfera. Per farlo ci si dimentica spesso di citare l’aspetto più importante: la conoscenza e la consapevolezza. Questo lo puoi fare solo se incominci a spiegare queste cose ai più giovani, perché bisogna crescere portandosi dietro questi comportamenti come comportamenti naturali., solo così l’adulto di domani sarà un adulto consapevole che, dovendo scegliere tra la bolletta che costa 20 € di più ma è energia pulita, e una bolletta che costa 20 € di meno, ma fornisce energia da combustibili fossili, sceglierà quella che costa di più.

hai dato voce al podcast Impronte per sensibilizzare sull’impatto ambientale dell’uomo in Italia. Secondo te quanto può essere efficace un podcast per comunicare una tematica di questa portata?

Secondo me è molto efficace, soprattutto se viene realizzato bene. I podcast realizzati con E.ON sono molto ben fatti perché trasmettono conoscenza e informazione, ma anche emozioni. Il podcast è un racconto realizzato in maniera semplice, che trasmette emozioni, ma al contempo affronta anche concetti molto importanti; consente di far capire all’ascoltatore cosa stia accadendo senza quelle note di pessimismo e di catastrofismo che, secondo me, non portano all’azione, ma all’inazione. Impronte è un podcast positivo, perché offre una soluzione: spiega cosa si può fare e come ci si può comportare.

come è stato dialogare con personaggi come Marco Bianchi, Mario Tozzi, Alex Bellini e Marta Bassino?

È stato divertente e molto interessante, perché sono tutti personaggi simpatici con cose interessanti da dire, ma soprattutto è stato bello il confronto che si è cresato, tra chi arriva dal mondo scientifico e chi arriva da altri settori importanti e vive nel proprio quotidiano gli effetti del cambiamento climatico. Un confronto che evidenzia come anche la grande sciatrice si deve confrontare con gli effetti del cambiamento climatico, o come l’esploratore dedito a grandi imprese si trova di fronte a comportamenti poco sostenibili ogni giorno.

So che per Impronte hai ricevuto anche dal Codacons la menzione speciale “Amico del consumatore”. Sei rimasto sorpreso da questo riconoscimento?

Un po’ sì, ma poi mi sono dato la risposta perché il podcast è un prodotto che raggiunge il suo obiettivo: trasmette, di fatto, un messaggio. Del resto, la menzione spiega anche il perché del riconoscimento: il messaggio è stato trasmesso al consumatore, al cittadino, in maniera efficace, anche perché non ci dimentichiamo che il Codacons si occupa dei diritti dei consumatori e della tutela dell’ambiente, per cui chiaramente è particolarmente attento a questi temi. Mi ha fatto veramente piacere ricevere questo riconoscimento che, come già detto, devo condividere con E.ON e Podcastory perché per quanto io sia stato la principale voce narrante, il podcast è stato pensato e realizzato con l’aiuto di esperti che hanno fatto un ottimo lavoro e chi ha fortemente voluto questa operazione è E.ON, che crede fermamente in questo percorso.